Alex Bellan

Alex BellanIscritto al 4 anno di scultura presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia

TRACCE. Realizzo lavori che indagano sull’ambiente geografico ricercando in esso i silenzi in cui poter riflettere sulla nostra condizione di viaggiatori sperduti in una città infinita.

BENCH. Rischio dell’assenza di orizzonti , il colore dello spaesamento , dello smarrimento interiore che assale chi tenti di guardare oltre il proprio Backyard, oltre il fragile limite della proprietà privata.

ESPOSIZIONI RECENTI

2006

  • Collettiva ‘senza critica’ presso spazio espositivo Mondatori a San Marco (VE) a cura di Giuseppe Ulian e Francesco Falanga
  • Collettiva ‘la creazione del mondo’ presso chiesa di Santa Barnaba (VE) a cura di Gloria Vallese e Ricardo Caldura
  • Collettiva ‘scultura+giardini’ CZ (VE) a cura di Adriano Nasuti-Wood

Testo critico

La panchina di Alex Bellan è quella che comunemente ci aspettiamo nei parchi e nei giardini pubblici; solo che, stirata su quattro lunghe ed esili zampe da zanzara, è andata a collocarsi ad altezze impossibili. Fa parte di un gruppo di sculture ugualmente impostate sulla negazione della funzionalità, spesso protese verso il cielo: uno sgabello alto x metri, una scala cui manca la base, una sedia su cui non ci si può sedere. Il colore bianco, con la sua potenzialità astraente, unifica la serie, accentuando la volontà di questi oggetti di non cooperare, di sottrarsi ai loro obblighi funzionali divenendo i fantasmi, ribelli e irregolari, di se stessi. Questa logica sottende a molto altro lavoro di questo scultore: che ha realizzato fra l’altro una nave, un’imbarcazione stilizzata dal pesante scafo di ferro, che non può navigare ma viene presentata anch’essa sollevata in alto, sospesa a catene, sopra le teste degli spettatori: una funzionalità trasformata in simbolo, come nei modelli votivi di navi sospesi nelle chiese medievali. Un’inflessione più ironica è avvertibile invece nel Monociclo: mezzo di locomozione estremo e improbabile anche nella realtà, di cui Bellan accentua ancora la funzionalità impervia, ai limiti dell’impossibile, presentandone una versione alta x metri: che se ne sta lì appoggiata al muro nell’improbabile attesa di un acrobata gigante.

Gloria Vallese